“Dottoressa guardi sono anni che cerco di fare una dieta, ma ha ragione mio marito non ho mai avuto abbastanza forza di volontà, però adesso sento che ne ho di più”
“Sono qua per perdere peso, ma so già che non riuscirò non ho abbastanza forza di volontà”
“Le diete le ho provate tutte, ma confido in lei che magari mi dia finalmente quella giusta!”
Ecco alcune delle frasi di esordio dei pazienti affetti da obesità che si rivolgono a me.
Il più delle volte sono persone che hanno provato un sacco di diete, dal fai da te a quelle specialistiche, magari col risultato di aver perso del peso che poi però è stato recuperato con gli interessi. Questo accresce la sfiducia e la rassegnazione e contribuisce ad associare l’obesità ad un fallimento personale, ad una propria incapacità causata da scarsa forza di volontà.
Purtroppo spesso è così anche nell’immaginario comune: se una persona è obesa si pensa che non abbia la forza di volontà per dimagrire.
Il problema dell’obesità è ben più complesso.
Innanzitutto cos’è l’obesità? È una condizione definita da un eccessivo accumulo di grasso che determina un danno per la salute. In termini “tecnici” è identificabile con la soglia di un indice di massa corporea BMI ≥ 30. L’obesità rappresenta il principale fattore di rischio per lo sviluppo di malattie croniche tra cui quelle cardiovascolari, metaboliche (diabete) e il cancro.
Le cause dell’obesità sono riconducibili a diversi fattori che interagiscono fra loro:
- fattori genetici
- fattori ambientali: disponibilità di cibo, qualità del cibo, tipologia di mezzi di trasporto e automatizzazione sempre maggiore al lavoro
- fattori comportamentali: alimentazione sbilanciata e sedentarietà
La componente comportamentale ha un grande rilievo perché, essendo modificabile, è quella su cui bisogna agire per trattare l’obesità.
Le problematiche legate questa condizione non riguardano solo la salute fisica, ma anche quella psicologica e sociale. Nella nostra società c’è una stigmatizzazione della persone con obesità, che spesso vengono derise dai compagni di scuola e dai colleghi ed emarginate quasi avessero un minor valore o minori capacità. Ci sono problemi nel trovare abiti alla moda, vergogna nel partecipare a feste, nell’uscire con i coetanei o nel frequentare palestre o piscine, oltre alle difficoltà nel trovare un fidanzato/a.
Questo porta le persone con obesità a valutarsi in maniera negativa, a vedersi brutte o addirittura disgustose, e così facendo sviluppano una bassa autostima, che in alcuni casi può arrivare a trasformarsi in depressione. Alla lunga questi stati d’animo negativi si riversano nel cibo, contribuendo a mantenere l’eccesso di peso.
Per questo è fondamentale che il trattamento per uscire dall’obesità includa anche un supporto psicologico, oltre alla modificazione dello stile di vita.
Prescrivere una dieta equilibrata e l’esercizio fisico è corretto, ma da soli non bastano: la maggior parte di questi pazienti recupera il peso perso a distanza di tempo.
Il motivo è che un percorso solamente prescrittivo si basa esclusivamente sulla volontà, che all’inizio è alta ma che poi fisiologicamente cala e non cambia davvero il modo di pensare.
L’arma vincente, insieme alla corretta alimentazione e alla giusta dose di esercizio fisico, è un’educazione alimentare che renda consapevoli delle calorie ingerite, di quelle consumate, dei propri reali fabbisogni, e che fornisca strategie per poter aumentare il movimento quotidiano. Tutto questo sempre con il supporto di procedure psicologiche che prendano in considerazione gli aspetti mentali legati all’interruzione del dimagrimento e al suo mancato mantenimento.
Queste componenti sono gli elementi chiave della terapia cognitivo comportamentale (CBT OB), ideata in Italia attraverso numerose ricerche scientifiche, che io utilizzo per aiutare i miei pazienti.